Violenza di genere online, manosfera e misoginia: cosa sono. Cecchettin ne parla all’Onu: “Responsabilità chiara degli uomini”

Non solo violenza fisica: milioni tra donne e ragazze in tutto il mondo ogni anno subiscono qualche forma di violenza online. Da qui nasce l’appello di Un Women a governi e big tech affinché vengano approntate norme più stringenti contro queste forme sessiste di abuso contro le donne.
La campagna contro la violenza di genere onlineLa violenza di genere perpetrata online, attraverso siti e social media, ora anche con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, dunque, è al centro della campagna 2025 di Un Women, a partire dal summit HeforShe che ha avuto luogo nei giorni scorsi, nell’ambito dell’80ª Assemblea generale delle Nazioni Unite, fino agli eventi di UNiTE di UN Women, al via il prossimo 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Presenti più di quaranta tra capi di Stato e di Governo, ministri e organizzazioni della società civile, a rappresentare l’Italia c’erano la presidente di UN Women Italy Darya Majidi e Gino Cecchettin, divenuto uno degli advocate italiani di HeforShe, il movimento globale inaugurato dalle Nazioni Unite nel 2014 per promuovere la parità di genere attraverso il coinvolgimento diretto di uomini e ragazzi e approdato in Italia lo scorso maggio 2025.
Violenza di genere online: cos’èLa violenza di genere online si manifesta in molteplici forme. In base al rapporto di Un Women e di Heforshe presentato all’Onu, in testa ci sono diffamazione e disinformazione, che colpisce 2 donne su 3, ma anche abusi sessuali, discorsi d’odio, impersonificazione, stalking, doxing, ossia la diffusione di informazioni personali, minacce e abusi attraverso immagini e video. E l’avvento dell’Intelligenza artificiale generativa non ha fatto che amplificare il fenomeno.
Violenza digitale anche in Italia: i casiÈ ormai evidente come la violenza di genere digitale abbia assunto proporzioni allarmanti. E l’Italia non fa eccezione, come testimoniano le recenti cronache che hanno portato alla luce pagine social e siti web sessisti.
Il caso del sito Phica.eu ha sollevato grande indignazione: la piattaforma raccoglieva e diffondeva immagini di donne talvolta manipolate senza il loro consenso, accompagnate da commenti offensivi e degradanti. Secondo quanto riportato dalla stampa, alcune vittime avrebbero denunciato l’esistenza di un “tariffario” per ottenere la cancellazione delle foto. A seguito della mobilitazione pubblica il sito è stato reso inattivo e l’amministratore sarebbe stato identificato.Un altro caso, in agosto, era stata la pagina Facebook 'Mia moglie', con 31mila iscritti, in cui venivano condivise da uomini foto intime delle proprie mogli per poi dare spazio a commenti e fantasie. 'Mia moglie' è stato denunciato alla Polizia Postale. E, alla fine, anche Meta ha preso provvedimenti rimuovendolo "per violazione delle nostre policy contro lo sfruttamento sessuale di adulti". Ciò dimostra quanto sia necessaria un’azione congiunta di società civile, istituzioni e aziende tecnologiche.
Manosfera e misoginia: cosa sonoDi particolare allarme è la presenza ormai capillare della cosiddetta “manosfera”, una rete eterogenea di movimenti e community online che diffondono e amplificano misoginia, l’odio contro le donne, disinformazione e violenza di genere. A unirli è l’opposizione al femminismo e la convinzione che gli uomini siano presunte “vittime” del contesto sociale e politico che favorirebbe ingiustamente le donne.
A preoccupare è soprattutto l’influenza negativa che simili piattaforme possono esercitare su adolescenti e giovani uomini rispetto a temi come i ruoli di genere, le relazioni affettive e la mascolinità. A riprova della pervasività del fenomeno, un recente studio condotto per HeforShe mostra quanto la retorica sessista sui social media preoccupi Millennials (76%) e Generazione Z (80%)11. E l’esposizione pubblica delle donne non fa che esacerbare il fenomeno. Come mostra l’ultimo Gender Snapshot Report di UN Women, oltre due giornaliste su tre nel mondo hanno subìto violenza online.
Heforshe, il ruolo degli uominiÈ indispensabile che gli uomini siano alleati delle donne contro la violenza che si consuma online e che può facilmente travalicare i confini della rete per riversarsi nelle case, nelle scuole e nei luoghi di lavoro. Del resto il movimento HeforShe ha preso le mosse, oltre dieci anni fa, proprio dalla convinzione che gli uomini debbano essere parte della soluzione.
Gino Cecchettin: “Responsabilità chiara”“Noi uomini abbiamo una responsabilità chiara in questo cambiamento. Non possiamo limitarci a osservare: dobbiamo riconoscere e contrastare misoginia, odio e modelli tossici di maschilità che circolano sul web”, ha commentato a margine del summit Gino Cecchettin, presidente della Fondazione Giulia, nata in memoria della giovane figlia vittima di femminicidio.
Il riconoscimento da parte delle Nazioni Unite è per Cecchettin uno snodo importante che gli consente di far arrivare la propria voce oltre i confini nazionali: “Essere Advocate (sostenitore, ndr) di “HeForShe” per me è una responsabilità chiara. Significa trasformare un’esperienza personale di dolore in un impegno concreto per il cambiamento, mettendo la mia voce al servizio di questo messaggio: la parità non riguarda solo le donne, ma tutti. Il mio compito è dimostrare che gli uomini possono e devono avere un ruolo attivo, scegliendo ogni giorno di promuovere rispetto, equità e relazioni libere dalla violenza”.
Appello a Governi e Big TechAccanto all’impegno della società civile e, in particolare, degli uomini, è necessaria l’azione congiunta di istituzioni e grandi compagnie tecnologiche per arginare la piaga della violenza di genere che corre sulla rete. Per questo UN Women Italy rinnova l’appello a governi e big tech lanciato lo scorso marzo dalla HeforShe Alliance. Una chiamata all’azione che chiede alle piattaforme digitali, tra le altre cose, di implementare politiche severe contro abusi e violenza di genere. I governi dal canto loro devono mettere in campo norme più stringenti per contrastare i discorsi d’odio online e conferire poteri più ampi alle autorità di controllo nei confronti delle piattaforme che ospitano contenuti misogini. Parallelamente è necessario che le istituzioni lavorino di concerto per introdurre nelle scuole programmi di alfabetizzazione digitale che puntino su educazione e prevenzione contro la diffusione di misoginia e mascolinità tossica.
Un Women Italia: “No a zone franche nel web”“È urgente che tutti gli attori coinvolti uniscano gli sforzi contro la violenza di genere online. Da un lato le istituzioni, con politiche educative incentrate sulla prevenzione e leggi più stringenti per contrastare gli abusi. Dall’altro le grandi aziende tecnologiche, che devono impedire alle loro piattaforme di trasformarsi in zone franche dove prosperano con impunità violenza e misoginia. Imprescindibile il ruolo degli uomini. “HeforShe” vuol dire proprio questo: per costruire un mondo più equo e giusto, le donne hanno bisogno degli uomini al proprio fianco”, ha ribadito dal palazzo delle Nazioni Unite Darya Majidi, che ha poi aggiunto: “Siamo onorati del riconoscimento arrivato dall’Onu e allo stesso tempo avvertiamo il peso della responsabilità che porta con sé”.
Luce